Lo stigma dell’essere impure accompagna non solo le donne nel periodo delle mestruazioni ma anche le neomamme, ree di contaminare ogni cosa o persona con cui entrino in contatto.
Una superstizione che in Nepal (soprattutto nei villaggi rurali del Nepal occidentale) si tramuta in “pena” da espiare per circa il 19 per cento delle donne comprese tra i 15 e i 49 anni che, confinate in capanne costruite ad hoc per l’isolamento, non possono lavarsi in casa, toccare uomini e bestiame, bere latte mentre alle più giovani è vietato recarsi a scuola. Il confinamento delle mamme appena dopo il parto può arrivare anche a 30 giorni.
Non solo l’induismo condanna le donne con le mestruazioni.
Nella Bibbia (Levitico 15,19-31) si legge “Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera.”. Oltre alla religione, filosofi, scrittori, medici, hanno descritto le sciagure che una donna con le mestruazioni poteva causare: “bruciare le piante dei giardini; far cadere i frutti dagli alberi, appannare la lucentezza degli specchi, morire le api degli alveari, arrugginire il bronzo e il ferro istantaneamente.” (Naturalis Historia, Plinio il vecchio, 77-78 d.C.).
Così lontana dalla cultura occidentale di oggi, questa credenza continua a permeare la tradizione orientale Nepalese, radicando così affondo la convinzione si tratti di una pratica naturalmente accettata da tutti perché giusta.
Sono ancora molte le donne costrette a queste pratiche.
Nel dicembre 2016, una ragazza è stata trovata morta soffocata in una capanna per le esalazioni di fumo di un fuoco da lei stessa acceso per scaldarsi all’interno della capanna. Risale invece a luglio 2017, il morso letale di un serpente durante l’isolamento mestruale per una ragazza diciannovenne. Nel Gennaio 2018, una studentessa di 22 anni è stata trovata morta nella capanna di fango senza finestre dove aveva trascorso la notte, anche lei soffocata dal fumo del fuoco che aveva acceso per riscaldarsi. Nel 2019, molto probabilmente a causa delle esalazioni che si sono sprigionate, una madre nepalese e i suoi due figli sono stati trovati morti all’interno di una capanna allestita fuori dall’abitazione familiare. Proprio per ripararsi dal freddo inverno, la donna e i suoi figli di sette e nove anni avevano acceso un piccolo fuoco all’interno addormentandosi senza più svegliarsi.
La pratica Nel 2005, la Corte Suprema nepalese aveva vietato la pratica del chhaupadi senza stabilire però alcuna punizione, fino all’agosto 2017 quando il parlamento ha approvato una legge che prevede tre mesi di carcere e una multa per chi obbliga le donne con le mestruazioni a stare chiuse nelle chhau goth, capanne isolate costruite a questo scopo.
La strada da fare però resta ancora lunga
Secondo alcune attiviste per i diritti umani la nuova legge non risolverà il problema, perché il chhaupadi è radicato nella cultura e nella tradizione di molti. Il chhaupadi non viene vissuto dalle donne come una violenza o un abuso ma praticato nella convinzione che sia giusto per proteggere le famiglie dalle sciagure che le donne mestruate porterebbero. Le zone nelle quali la pratica permane restano quelle rurali, povere e analfabete, in cui, solo una corretta informazione sul ciclo mestruale, l’istruzione e la tecnologia riusciranno lentamente a porre fine al chhaupadi.
Se vuoi rileggere le info sul chhaupadi clicca qui
Articoli dai quali abbiamo tratto ispirazione:
Il post, In Nepal di muore di mestruazioni
Fanpage.it, Bandita da casa durante ciclo mestruale, madre nepalese muore nella capanna con i due figli
Repubblica.it, Nepal, punito il tradizionale isolamento delle donne con le mestruazioni